Scrivere commedie per riscrivere le regole

Prima di diventare una star del cinema, lei, era già una star del musical.
Iniziò la sua carriera teatrale a soli cinque anni esibendosi in numeri di “Vaudeville”, – genere teatrale nato in Francia e antesignano del moderno musical – entrando così nel circuito teatrale del Burlesque.
Mae West firmò il suo primo contratto cinematografico con la Paramount nel 1932, quando aveva già 38 anni.
Quella firma non solo la lanciò nell’Olimpo del cinema ma salvò anche la Paramount dalla bancarotta.
Lei, ben consapevole delle proprie capacità seduttive, divenne il primo, vero, indiscusso sex symbol della storia del cinema.
Curve sinuose e abbondanti, piccante senso dell’ironia, “maestra del doppio senso” spesso indugiava in esibizionistiche pose languide e provocanti che scandalizzavano l’America perbenista e puritana del tempo.
Memorabili le sue battute sagaci e maliziose che le scatenavano contro i censori dell’epoca:
«Hai in tasca una pistola o sei semplicemente felice di vedermi?»

Ingredienti che divennero la chiave del suo successo: Mae West, infatti, incarnava l’esempio di una donna in grado di sfidare le norme della società ipocrita e bigotta del tempo, fino a contribuire al radicamento di una diversa percezione della questione sessuale.
Mae usò le sue armi seduttive per influenzare e cambiare il mondo intorno a sé.
Dal 1920 Mae West cominciò a scrivere e a sceneggiare in autonomia la maggior parte delle proprie interpretazioni, spesso riscrivendosi da sola le battute e, privilegio raramente concesso alle altre dive del cinema, poté sempre scegliere personalmente i propri partner cinematografici.

Censurata e definita oscena questa commedia costò alla Diva una condanna di dieci giorni da scontare in carcere.
Fu rilasciata dopo otto giorni per buona condotta.
L’episodio scandaloso ebbe però l’effetto di volano per la carriera dell’attrice che da questo momento divenne inarrestabile.
Oltre alle commedie scrisse anche altre numerose sceneggiature, piene di verve e intrise di numerose freddure piccanti ed esilaranti, sceneggiature che diventarono poi film di grande successo come “Non sono un angelo” (1933), “Belle of the Nineties” (1934) e “Annie del Klondike” (1936).





Era il 1943, ma 7 anni dopo le venne proposto il ruolo di Norma Desmond in Viale del tramonto.
Un ruolo che sicuramente avrebbe potuto garantirle ancora grande fama, ma quando Mae, come di consueto, pretese di riscrivere la sceneggiatura, il regista cambiò idea preferendo scritturare Gloria Swanson.
Mae continuò così la sua attività teatrale, riproponendo con successo a Broadway la sua commedia “Diamond Lil”.
Fu autrice anche di un romanzo “The constant sinner” (tradotto in Italia come “L’eterna peccatrice”) e scrisse anche un’audace autobiografia dal titolo “Goodness had nothing to do with it”.

Per il suo ritorno sulle scene pose come unica condizione il potersi riscrivere le proprie battute.
In questo film, “Il caso Myra Brekinridge” , Mae interpretò nuovamente la parte di una vamp, recitando con Raquel Welch e John Houston.
Il film, tratto da un racconto satirico di Gore Vidal, fu però un completo flop.
La sua ultima interpretazione risale al 1978 dove appare ormai ottantacinquenne a fianco di Timothy Dalton e Tony Curtis.
Morì due anni dopo, nel 1980, a Los Angeles per cause naturali.
Fu un’attrice straordinaria e ancora oggi figura al quindicesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema, nella classifica stilata dall’American Film Institute.
Recitando sui palchi delle commedie vaudeville, Mae fu capace di cogliere la vera essenza della New York del 1930 e di raccontare abitudini e le idiosincrasie dell’epoca.

Indossò un corsetto per strizzare la vita e alzare il seno e immediatamente riportò in vita la moda della Golden Age alla fine dell’era Art Déco, diventando popolarissima sia in patria che all’estero.
La sua figura ispirò numerosi artisti come la celebre designer Elsa Schiaparelli, che usò la sua silhouette a clessidra come ispirazione per la bottiglia del profumo Shocking, e il celeberrimo Salvador Dalì che dipinse il famoso “Ritratto di Mae West”.

sembra sia stata questa la prima cosa che al loro primo incontro il Maestro disse alla diva.
Le sue curve morbide e prorompenti, le labbra carnose e scarlatte e il suo comportamento esuberante dalle forti freddure e allusioni, colpirono così tanto Dalì da volerle rappresentare in questa opera d’arte surrealista che si caratterizza per la particolare forma sinuosa e l’acceso colore rosso.
In questo ritratto il viso dell’attrice è raffigurato come una stanza con tanto di divano a forma di labbra e altri elementi di arredo che nell’insieme riproducono il suo volto.
L’opera è poi diventata una vera e propria stanza-installazione nel Museo Dalí di Figueres: due quadri rappresentano gli occhi di Mae, i capelli sono in realtà tendaggi, il naso un caminetto e le sue labbra un divanetto rosso.
Se si osserva l’insieme da un particolare punto di vista rialzato rispetto alla stanza, ecco che appare in un unico insieme il volto di Mae West.
Dalì volle infatti realizzare una scultura che unisse al tempo stesso arte e arredamento.

Ma quello di Dalì non è l’unico tributo alla Diva, il suo volto infatti compare anche nella copertina di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles.
Durante la seconda guerra mondiale, il giubbotto di salvataggio in dotazione della Royal Air Force Academy, venne soprannominato Mae West, in parte poiché ricordava, nelle sue forme tondeggianti, le curve dell’attrice ma, soprattutto, perché Mae West aveva venduto gran parte dei suoi gioielli in platino per contribuire alla causa della RAF.
Il Platino infatti era il metallo usato in quei tempi per costruire e riparare i pezzi degli aeroplani.
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