L’inquietudine creativa

Ho sempre trovato molto affascinanti quelle persone dall’ottimismo inossidabile, che sanno trovare il lato positivo anche in situazioni oggettivamente tremende. Di persone così ne ho conosciute poche e le ho sempre considerate speciali, capaci di trovare la magia dove era davvero difficile, se non impossibile, trovarla.
Sono persone che hanno una fiducia enorme nei confronti della vita e io, negli anni, posso dire di aver davvero provato a ricercare questa magia nelle cose e negli eventi.
Ma ogni volta che avevo l’impressione di esserci arrivata vicino, la durezza della realtà colpiva forte.
La vedevo arrivare da lontano, colpa della mia innata capacità di unire sempre i puntini tra avvenimenti apparentemente tra loro scollegati.
Colpa della mia formazione filosofica che mi costringe a guardare alle cose da molteplici prospettive.
Colpa della mia esperienza nella comunicazione che sa cosa deve essere enfatizzato e cosa non bisogna dire, se si vuole “influenzare” (condizionare?) le menti per ottenere un certo risultato.
Colpa anche dei miei studi sociologici sulla massa, su questa entità informe dove tutto viene appiattito, oggetto di studio prediletto da pubblicitari, dittatori e governi.
Mai avrei immaginato che quei concetti che ho sempre pensato sarebbero rimasti confinati nel mondo iperuranico della pura teoria, avrebbero invaso così violentemente il mio mondo reale, mentre – e questo non mi stupisce affatto – sarebbero continuati a restare per lo più sconosciuti e indifferenti ai più, e ancora di più proprio a quelle persone speciali e super positive.
Così, mentre scendeva la neve negli ultimi giorni del 2020 io, nel mio laboratorio, cercavo di placare i pensieri inquieti modellando piccoli pezzi di cera che nella mia immaginazione erano già gioielli.
E mentre scolpivo e modellavo, anche il discorso di Capodanno 2021 di Natalino Balasso, che stavo ascoltando, colpiva duro: tutta l’ansia e l’angoscia per il tempo che ci viene rubato nel grande Truman Show dell’esistenza era lì, davanti a me, descritta nelle poche e semplici parole di una poesia che l’attore ha recitato al termine del suo monologo.
Nel post della scorsa settimana avevo scritto che per il 2021 mi auguravo solo di vivere (e non sopravvivere), rinunciando alla lista dei classici buoni propositi e alla ricerca di quella parola dell’anno che di solito rappresenta la guida, l’ispirazione e la dichiarazione di intenti per l’anno a venire.
E anche se non la volevo è stata la parola dell’anno a trovarmi, proprio lì, nell’istante di quella poesia:
FIGHT
Combattere.
Sempre.
Per riprendermi il mio tempo e la mia vita e soprattutto per dire NO a chi vuole obbligarmi o persuadermi a fare cose che non voglio fare, ad andare in posti in cui non voglio andare, a frequentare persone che non voglio frequentare.
Adesso, perché come dice questa poesia, la mia anima ha fretta.
LA MIA ANIMA HA FRETTA
Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da ora in avanti, rispetto a quanto ho vissuto finora…
Mi sento come quel bimbo cui regalano un pacchetto di dolci: i primi li mangia con piacere, ma quando si accorge che gliene rimangono pochi, comincia a gustarli intensamente.
Non ho più tempo per riunioni interminabili, in cui si discutono statuti, leggi, procedimenti e regolamenti interni, sapendo che alla fine non si concluderà nulla.
Non ho più tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l’età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto.
Non ho più tempo, da perdere per sciocchezze.
Non voglio partecipare a riunioni in cui sfilano solo “Ego” gonfiati.
Ora non sopporto i manipolatori, gli arrivisti, né gli approfittatori.
Mi disturbano gli invidiosi, che cercano di discreditare i più capaci, per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati.
Detesto, se ne sono testimone, gli effetti che genera la lotta per un incarico importante.
Le persone non discutono sui contenuti, ma solo sui títoli…
Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali.
Amo l’essenziale, perché la mia anima ora ha fretta…
Non ho più molti dolci nel pacchetto…
Adesso, così solo, voglio vivere tra gli esseri umani, molto sensibili.
Gente che sappia amare e burlarsi dell’ingenuo e dei suoi errori.
Gente molto sicura di sé stessa, che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze.
Gente che non si consideri eletta anzitempo.
Gente che non sfugga alle sue responsabilità.
Gente molto sincera che difenda la dignità umana.
Con gente che desideri solo vivere con onestà e rettitudine.
Perché solo l’essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena viverla.
Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle altre persone …
Gente cui i duri colpi della vita, abbiano insegnato a crescere con dolci carezze nell’anima.
Sì… ho fretta… per vivere con l’intensità che niente più che la maturità ci può dare.
Non intendo sprecare neanche un solo dolce di quelli che ora mi restano nel pacchetto.
Sono sicuro che saranno squisiti, molto di più di quelli che ho mangiato finora.
Il mio obiettivo, alla fine, è andar via soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza.
Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una.
(Mario de Andrade, poeta brasiliano)