L’allergia ai numeri

da | 9, Dic, 2018

Sin da piccola ho sempre avuto l’allergia ai numeri.
Mi ricordo estati intere, a Viareggio, costretta sotto l’ombrellone con il libro delle tabelline sulle ginocchia.
E le divisioni a due cifre?
Niente.
Ancora oggi non so fare ne’ le une, ne’ le altre.

Ricordo ancora la mia maestra delle elementari che cercava di convincermi e di convertirmi alla causa matematica:
“Guarda che è grazie ai numeri che puoi prendere la metropolitana e i treni, guidare la macchina e volare sugli aerei.”
Io, a 8 anni, la guardavo perplessa.
Ma cosa c’entravano i numeri con i gli aerei?
Proprio non riuscivo a collegarli.

Poi mi sono diplomata in ragioneria e ho scoperto l’affascinante mondo della Partita Doppia e dell’Analisi di Bilancio.
L’idea di comprendere l’andamento  di una società da semplici rapporti che definivano determinati indici era semplicemente geniale.
Inoltre per fare tutti i calcoli c’era la calcolatrice!!!!

La calcolatrice mi ha accompagnato anche per tutta la mia carriera di consulente finanziario in banca, finché è finita definitivamente nel cassetto quando sono entrata nel Servizio della Comunicazione Interna, dopo essermi laureata in Filosofia.
Finalmente potevo “fare cose con le parole”, perché la parola scritta è sempre stata la mia passione, la mia vocazione naturale.

Sembra un finale perfetto vero?
E invece no.
Perché poi è arrivato 32 Dicembre!

Lo ammetto: quando ho iniziato a creare i miei gioielli, la matematica non era assolutamente nei miei pensieri.
Credevo infatti di potermi dedicare (finalmente!) solo ed esclusivamente all’arte.
E invece, mio malgrado, mi sono ritrovata calata nei panni di un’aspirante imprenditrice che doveva chiedersi quanto argento servisse per creare un gioiello, quale fosse il prezzo giusto delle mie creazioni in relazione ai costi di produzione e alle ore lavoro, mie e dei professionisti che mi aiutano (il mio fonditore, il mio incastonatore e anche il mio fotografo!).

Io sognavo di creare un mio brand di gioielli, che rispecchiasse il mio senso estetico e – soprattutto – i miei valori perché, come diceva Marx
“L’essere umano trasferisce la sua essenza nei prodotti del suo lavoro”.

E per creare un brand ci vuole una visione a lungo termine che non è fatta solo di desideri e programmi, ma anche di numeri.
Serve un planning annuale in cui inserire gli obiettivi intermedi che porteranno (si spera) alla realizzazione dell’obiettivo più grande.

Io, che sognavo di diventare un’artista bohemienne, ho capito, grazie anche a business coach come la magnifica Gioia Gottini, l’importanza della pianificazione e della preparazione.

Addio sogni di artisti romantici e maledetti.
Benvenuto Excel!
Fogli di calcolo, formule e agende.

Però io in mezzo a tutti quei numeri non ero felice.
Dovevo cercare un modo diverso e più “mio” per riuscire ad esprimere la mia arte e la mia originalità anche dovendo avere a che fare per forza con numeri, tabelle e proiezioni.
La difficoltà maggiore, al momento, è la redazione del Business Plan.
Ogni volta che cerco qualche ispirazione in rete cado nello sconforto.
Fiumi di elenchi puntati, grafici, numeri e tabelle.

Noiosissimo.

Poi ho scoperto Jennifer Lee  e il suo metodo: una mappa visuale e creativa basata sull’intuizione, per definire mission, obiettivi a breve, medio e lungo termine e per costruire anche il relativo piano di azione.

Il suo è un metodo che trasforma lo sconforto dei numeri e delle tabelle aride in un’avventura creativa e divertente.
Insomma era proprio quello che faceva per me.

 Da fanatica delle “to do list”, poi, non potevo affatto farmi mancare un’agenda che, per il prossimo anno business, mi accompagnasse tutti i giorni per ricordarmi scadenze, impegni, ordini e consegne.
Ovviamente ne ho scelta una in linea con il mio spirito creativo e la mia vita da Slasher e che racchiudesse in sé anche un certo spirito ottimista:

Ce la farai, nonostante le milleduecento cose da fare!

Agenda 2019 Planning

Forse ti starai domandando perché io sia così ossessionata dalla pianificazione estrema.
In realtà non ne ho mai avuto bisogno, perché lavorando in una grande azienda, il mio tempo e le mie attività sono sempre state decise da “altri”.
Io mi limitavo esclusivamente ad eseguire e a fare bene quello che dovevo fare.

Ma con 32 Dicembre mi sono bruscamente resa conto che non potevo assolutamente limitarmi al “fare”  in base all’ispirazione del momento, ma dovevo necessariamente decidere PRIMA cosa avrei realizzato, come e quando.

Così mi sono rimboccata le maniche e ho cercato metodi e risorse che potessero darmi almeno un’idea di come si dovesse fare.

Per nulla facile.

E ancora adesso, procedo per tentativi ed errori, “aggiustando” ogni volta il tiro, cercando di non sovraccaricare la lista giornaliera delle cose da fare, perché le liste troppo fitte mi gettano nello sconforto e poi il tempo a disposizione è quello che è! Cercando anche di trovare modi alternativi e più “miei” per gestire tutte le attività che la costruzione di un brand, come quello che ho in mente, richiede.

E tu?
Quale è il tuo rapporto con i numeri?
Hai una mente logica o una mente più emozionale?
Sai già come farle andare d’amore e d’accordo?

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