Diamanti: naturali o sintetici?

Infatti persino scienziati e geologi non sanno spiegare con precisione come si siano formate queste pietre, sebbene la loro composizione chimica siai n realtà molto semplice.
Hai presente la grafite delle mine delle matite?
Ecco!
I diamanti sono composti dallo stesso materiale: semplice e comunissimo carbonio
Un diamante però è ben differente dalla friabile punta di una matita: è il suo punto di fusione (di 6900 gradi Fahrenheit – due volte e mezzo il punto di fusione dell’acciaio) a fare tutta la differenza.
Durante il corso di milioni di anni le forze elementari, esercitando calore e pressione, hanno trasformato il carbonio in diamante.
Queste pietre risalirono la crosta terrestre attraverso masse vulcaniche che causarono un processo di cristallizzazione e si raffreddarono successivamente nei crateri di kimberlite.
Ed è proprio qui, in questi crateri, che ancora oggi si trovano i diamanti.
Pochi di questi però sono adatti per l’utilizzo gioielleria, infatti per ottenere un diamante di un carato di buona qualità, è necessario estrarre e lavorare almeno 250 tonnellate di materiale minerario.

La miniera di diamanti Diavik, in Canada.
Prima di poter essere indossato come uno splendido gioiello, un diamante viaggia probabilmente per almeno quattro continenti e passa per le mani di centinaia di persone.
Sono infatti necessari il lavoro, l’esperienza e l’abilità di molti artigiani per il complicato processo che dall’estrazione porta alla rifinitura finale di un diamante, così prezioso sia per la sua rarità, sia perché racchiude in sé la potenza della natura e l’abilità e la maestria dell’uomo nel forgiarla, raffinarla e tagliarla.

Tuttavia, le cose stanno rapidamente cambiando.
Negli ultimi anni infatti il settore dei “diamanti “sintetici” sta conoscendo un momento di crescente espansione e le analisi degli studi di settore prevedono una ulteriore espansione.
Accolti dagli esperti inizialmente con molto scetticismo, i diamanti sintetici sono creati in laboratorio tramite processi chimici o termici che riproducono in tempi ristrettissimi (in media una settimana) quegli stessi processi si sono svolti nell’arco dei milioni di anni per cristallizzare un pezzo di carbonio.
Da un punto di vista chimico e fisico, quindi, questi diamanti sono perfettamente identici a quelli naturali provenienti dalle estrazioni minerarie.
Per questo motivo – e anche per il prezzo decisamente concorrenziale – oggi queste pietre sintetiche sono classificate come pietre preziose.
Anche brand di gioielli molto rinomati hanno deciso di ampliare la loro offerta in questo senso, Swarosky è uno di questi ma, sorprendentemente, anche De Beers , il principale produttore mondiale di gemme naturali.
De Beers ha infatti presentato “Lightbox”, una linea di gioielli con diamanti creati in laboratorio a prezzi maggiormente accessibili al pubblico.
Ciò che sta contribuendo al crescente successo delle gemme sintetiche però non è solo il prezzo, ma anche il fatto che i diamanti ricreati in laboratorio sono maggiormente sostenibili.
Le aziende produttrici, infatti, garantiscono agli acquirenti finali una produzione maggiormente rispettosa dell’ambiente, poiché i diamanti prodotti in laboratorio veicolano un messaggio fortemente etico.
Un richiamo etico che sta attraendo anche i numerosi stilisti che hanno cominciato ad utilizzare i diamanti sintetici nelle proprie collezioni offrendo quindi un prodotto entry-level nel mercato dei diamanti da gioielleria.
Per il nuovo consumatore di diamante la sostenibilità, la responsabilità sociale e la trasparenza sono fattori decisivi per la scelta e l’acquisto di una pietra preziosa.

La collezione LightBox di DeBeers.

Cosa ne pensi di questa nuova tendenza?
Un diamante è un diamante solo in base alla sua composizione chimica oppure è un miracolo della natura, una preziosa rarità carica di significati e storia millenaria?
Ciao Marco! Si, indubbiamente il consumo energetico è abnorme per la produzione dei diamanti sintetici. Quando ho scritto l’articolo e ho citato l’insostenibilità dei diamanti, però, pensavo più a paesi come la Sierra Leone, uno dei paesi africani più ricchi di giacimenti diamantiferi, dove le aziende americane in prima fila, per assicurarsi il controllo dei giacimenti, ha scatenato negli anni ’90 una sanguinosa guerra civile. Spesso dietro la pura trasparenza dei diamanti si nasconde una lunga scia di sangue. Non volevo rendere l’articolo troppo crudo e così ho deciso di usare la parola sostenibilità.
Detto questo, la mia passione per le pietre naturali non mi farà mai comprare o usare pietre sintetiche per i miei gioielli 🙂
Il fatto che il sintetico sia più sostenibile è (ad oggi) altamente discutibile, le industrie che producono diamanti sintetici consumano una enorme quantità di energia elettrica, che deve essere prodotta in qualche modo… E su come producano questa energia è fonte di discussione…